Fino a qualche anno fa chi mai si sarebbe anche solo immaginato di andare in Islanda. E per di più a sciare! Ormai tutto è possibile e accessibile. Prendi un volo da Bologna, fai scalo a Francoforte e in 6 ore sei già nella terra dei ghiacci. Accessibile si fa per dire… Ci vogliono altre 5 ore in macchina per raggiungere Olafsfjordur, dove si fa scialpinismo: 5 ore che potrebbero diventare 7 o anche 8 se per caso nevica un po’ lungo il tragitto, e ciò è all’ordine del giorno! Diciamo zona “predisposta” per lo skialp, perché famosa non ci può proprio stare, nemmeno i local sanno cosa sia lo scialpinismo qui; eppure in giro qualche gruppetto si vede salire le montagne… ma gli Islandesi non li hanno ancora visti… loro vivono così, guardando nel loro giardino e fregandosene del vicino. Che pacchia! Gli Islandesi (quelli che vivono fuori da Reykjavik) sono davvero solitari… chilometri e chilometri tra un casolare e l’altro e anche nei “paesini” ognuno vive nel suo spazio e rischi di non vedere uscire un’anima da una casa per giornate intere. Non ho ancora capito se fanno parte di qualche specie licantropa o se hanno già tutte le riserve in cantina in caso di eruzione vulcanica, nevicata estrema, attacco di balene… chissà! Ad ogni modo i tipici Islandesi incontrati per strada si suddividono in tre categorie: bambini costretti a uscire per raggiungere la scuola materna, uomini che festeggiano l’arrivo dell’estate annegandosi di birra, signore di un certo spessore che gestiscono caffè o ristoranti. Le strade sono infinite e vuote, le case silenziose e le montagne scure e imponenti sul mare.
Parto con un super gruppo ben assortito: geometri, allenatori, banchieri, istruttori di beach tennis, gruisti e chi più ne ha più ne metta. Passiamo dai 25 gradi di Bologna ai 4 di Reykjavik senza accorgercene o quasi; il viaggio verso l’Eyjafjordur sembra brevissimo con tutte le foto e i paesaggi che cambiano continuamente. Roger si fa subito notare per le doti da fotografo e ritardatario, entro sera è già il re dell’Islanda.
Alloggiamo in una casa tipica: colorata, calda, bollente…il centro è davanti a noi, o forse dietro? Chi lo sa… ma sicuramente siamo circondati da acqua, montagne, neve e cielo, un cielo infinito che termina a nord, e qui il nord è l’estremo nord.
Ci svegliamo il primo giorno più carichi che mai, il sole ci sorride e non vediamo l’ora di farci guidare alla scoperta di questo luogo magico, silenzioso e misterioso. Arriviamo tutti in cima e credo che il gruppo si sia formato proprio in quel momento. Quando ti trovi in un posto fantastico, quando davanti ai tuoi occhi vedi l’immensità, la voglia di condividere le tue emozioni è immediata e chi ti circonda diventa tuo amico: improvvisamente un attimo sembra un’eternità e chi ti era vicino in quell’istante lo ha vissuto esattamente come te.
Da lì poi ha avuto inizio una serie di discese stupende. Neve primaverile, divertente e appagante; panorama vario con roccia, neve, mare, erba! Alla fine di ogni sciata avevo il cuore che batteva a mille, un po’ per la fatica ma più per l’eccitazione. Anche l’occhio vuole la sua parte…e qui non ci si stanca mai di guardarsi intorno e assaporare ogni scorcio con emozione ed entusiasmo.
Inutile elencare le risate, gli scherzi, le gioie che abbiamo vissuto, solo chi c’era può capire… e ridere ancora! Potrei elencare i luoghi magnifici che abbiamo visto, i cibi che abbiamo assaggiato, i profumi che abbiamo respirato… ma a chi importerebbe? La verità è che l’Islanda bisogna viverla… finché non ti ci trovi non puoi capire cosa c’è di speciale in una terra fredda, disabitata e dove la birra costa una fucilata.
Sarà l’aria di zolfo o il profumo di merluzzo che sale dal porto vuoto o magari il vento che ogni tanto soffia fortissimo, chissà! Eppure quest’Islanda a me ha dato alla testa e mi ha stregata. Le onde, le nuvole, l’aurora boreale (a no! Quella non l’ho vista), le strade, i vulcani, i laghi, le terme (quelle invece me le ricordo bene!), le salite faticose, le meravigliose sciate a picco sul mare, il mitico Kaffi Klara e le super torte che neanche mia nonna prepara così buone; la super cucina di Schianchi e Bordo, anche quella memorabile! L’ottima birra islandese (costosa, ma di qualità!) e le mille fotografie che mi ricordano continuamente quanto è bella l’Islanda!
Il problema adesso è uno solo… dove andiamo l’anno prossimo?
Georgia… Perla di cultura e di bellezze naturali!
Viviamo in un mondo moderno, in continuo movimento e con tutte le comodità, ma appena ne abbiamo l’occasione cerchiamo luoghi antichi, zone disabitate, natura incontaminata.
Siamo partiti senza avere un’idea chiara di ciò che ci aspettava, scoprendo giorno dopo giorno una terra diversa dalla nostra, un Paese dove ancora si può esplorare e dove la modernità non ha ancora raggiunto ogni angolo. Qui ancora si può assaporare la genuinità, quella vera, nei luoghi, ma soprattutto nelle persone.
Doveva essere una vacanza all’insegna dello sci, si è rivelata invece una corsa contro il tempo (quello meteorologico), che ci ha permesso però di visitare luoghi che non avremmo mai raggiunto.
La Georgia è un Paese in pieno sviluppo, la capitale Tblisi rincorre le più moderne città europee, ma nasconde ancora scorci di un mondo che non siamo più abituati a vedere: giocatori di scacchi, nonne che vendono semi di girasole per strada, taxisti impazziti che violano tutte le norme della strada.
Gudauri è un area sciistica molto simile alle nostre, alberghi con standard occidentali e impianti moderni per raggiungere cime fino a 3000 m. Purtroppo al nostro arrivo tutto era già chiuso, e il paesino sembrava abbandonato. Non lontano, (un’ora di taxi) si trova Step’antsminda, un paesino che sorge ai piedi del monte Kazbek (5033m). Ci colpisce subito visto da lì sotto e non possiamo non provare la salita. Dopo due giorni in quota torniamo a Gudauri, vorremmo riposare, ma non possiamo farci sfuggire l’ultima giornata di sole. Una gran bella sciata sul passo Jvari, prima di tornare in città per attendere il bel tempo.
Dopo altri due giorni, partiamo alla rotta di Mestia che si trova dall’altra parte della Georgia, solo 8 ore di taxi e siamo lì, nel cuore della regione di Svaneti. Ci accorgiamo subito che le cose qui sono un pochino diverse. Basta uscire dalla strada principale per capire che qui il turismo ancora non ha invaso ogni centimetro quadrato della zona. Cani randagi, fango, neanche un’anima in giro. Ci fermiamo a mangiare nell’unico ristorante aperto e con 5€ a testa mangiamo come i re. Anche qui purtroppo la stagione sciistica è ormai finita… Non si fa più nemmeno Heliski! Non ci resta che saltare su un altro taxi e dirigerci verso Ushguli, un paesino ancora più vicino alle montagne.
Un viaggio senza meta certa della durata di 2 ore e mezza. Un viaggio emozionante, ricco di scoperta, colpi di scena e terrore. Il tempo è volato e in men che non si dica vediamo svettare le belle torri di Ushguli in lontananza. Il tempo non è il massimo e dovremo aspettare un giorno intero prima di poter ammirare ciò che circonda questo villaggio fra i più alti d’Europa. Montagne magnifiche, bianche, imponenti da far girare la testa. Sembrano vicinissime, ma non lo sono. Non vediamo l’ora di mettere gli sci e partire.
Purtroppo ci rimangono ancora solo due giorni… ce li godiamo il più possibile e tra una sciata e l’altra, continuiamo ad assaporare le prelibatezze georgiane che ormai, dopo 10 giorni, conosciamo molto bene. Il Khachapuri, una specie di focaccia al formaggio, non può mai mancare; ormai però ordiniamo con nonchalance anche Kubdari (focaccia con carne di maiale), Khinkali (grossi ravioli di carne o patate) e Lobio (fagioli conditi con erbe locali). Il tutto accompagnato da vari bicchieri di Chacha (una specie di grappa fatta in casa); dicono abbia proprietà mediche… noi ci crediamo! 🙂
L’attesa è quasi finita…
In queste giornate uggiose, dove la neve si fa vedere solo sulle cime più alte, ci tornano in mente alcuni momenti della scorsa stagione. King of Dolomites 2016 Foto di Andrea Costa
Destinazione Caucaso
Voliamo da Bologna , io, Paolino, la Cri e il Boss; la stagione sciistica per la maggior parte degli italiani è finita da un po’ e tutti ci guardano come degli alieni con le nostre sacche degli sci, piumini vari e sacchi a pelo! Arrivati a Mineralnye Vody siamo catapultati in un mondo parallelo: nessuno parla inglese e noi con il cirillico ce la caviamo decisamente male, non riusciamo a leggere e capire nulla ma tutto ciò è estremamente divertente e il viaggio inizia fin da subito a prendere la giusta direzione. Mi piace il linguaggio dei gesti, cercare di farsi capire nel modo più semplice possibile. I primi Russi che incontriamo, il tassista e delle signore al mercato, sono super gentili e simpatiche e con un pò di ingleseitalianofranceserusso e segni vari, riusciamo a comperare il cibo per i futuri giorni in bivacco e ad arrivare a Cheget, il paese alla base del Monte Elbrus.
Cielo limpido e un bellissimo tramonto sulla cima più alta d’europa, ci fanno ben sperare per i giorni a seguire e per il nostro acclimatamento. Niente di più sbagliato! nei giorni successivi capiamo subito che sarà una guerra con neve, vento e freddo e dovremo avere parecchia fortuna per arrivare in cima con una bella giornata.
Primo tentativo naufragato a 4300m. con visibilità zero e dopo un giorno in bivacco a far nulla, e le previsioni che non accennano a migliorare, decidiamo di scendere a valle. Ci facciamo qualche amico in paese; Zalina, la cuoca del ristorante, ci tratta da veri re e più che una vacanza di sci si sta trasformando in una vacanza vodka-gastronomica!
Decidiamo di salire nuovamente nonostante il brutto tempo, fiduciosi nelle previsioni per il giorno successivo che danno mezza giornata di sole e poco vento. Nei giorni scorsi non siamo riusciti a salire sopra i 4300m per via del brutto tempo e non siamo cosi sicuri che il nostro acclimatamento sia sufficiente per arrivare in cima ma dobbiamo almeno provarci. Uscire dal sacco a pelo alle 3 di notte è quasi un sollievo visto il freddo e l’umido del bivacco. Iniziamo la salita avvolti nelle nuvole e con un vento teso che ci fa capire subito che sarà una lunga giornata…
Alba da favola, il vento si calma, le previsioni ci hanno preso e piano piano per via della quota e del nostro poco allenamento, ci ritroviamo sotto all’ultimo tratto ripido attrezzato con corde fisse. La neve non sembra bellissima da sciare ma ci penseremo dopo, e in ogni caso sempre meglio che scendere a piedi! In cima siamo soli, gli altri alpinisti sono indietro e l’ottima visibilità ci fa vedere montagne lontane, in Georgia, che catturano la nostra attenzione e ci fanno pensare già a future scorribande. La gambe sono dure cosi come la neve; con calma ci abbassiamo prestando attenzione a non fare errori. Dai 5200m. in giù troviamo neve fresca non rovinata dal vento, un regalo veramente inaspettato che ci fa sentire molto fortunati! Una grande sciata per una montagna che pensavo piatta e senza nulla di interessante!
Pioggia, pioggia e ancora pioggia. I giorni successivi li passiamo al ristorante sperando nell’arrivo di bel tempo che ci permetta di fare qualche altra bella gita. Nel frattempo raccogliamo informazioni sulle montagne vicine, stupende ma senza permessi non possiamo salirle, che sfiga! Dopo aver stressato per due giorni interpreti vari, riusciamo a trovare un ragazzo disposto a portare noi e i nostri sci, all’inizio della neve con i cavalli evitandoci cosi 3 ore a piedi. Nessuno di noi era mai salito a cavallo ed è stata una gita stupenda; cavallo, salita con le pelli e una bella discesa su neve primaverile. Abbiamo anche sconfinato in Georgia, ovviamente senza permessi, ma fortunatamente nessuno se ne è accorto…
Un pò appagati per la cima raggiunta e un po’ demoralizzati dal brutto tempo, decidiamo di lasciare il Caucaso e di fare un pò di vero turismo a Mosca. Città molto bella, tutto perfetto, forse fin troppo, e tante bellezze locali soprattutto dalle 19 di sera in avanti… ve la co
nsiglio!
Ero partito con poche aspettative e un poco di presunzione nei confronti del posto, dei russi e della “montagna Elbrus”; sono contento di ammettere che mi ero sbagliato praticamente su tutto…
Benvenuti alle Lofoten!
Benvenuti alle Lofoten.. o forse no? Un inizio vacanza indimenticabile.. a dir poco challenging!
Partenza dalla val di Fassa alle 5.30, non vogliamo mica rischiare di perdere il volo: bisogna sempre calcolare il possibile investimento di un capriolo, una gomma bucata e il navigatore il tilt. E se la legge di Murphy non sbaglia… a noi capitano tutte e tre!
Peggio di così non può andare e invece a Oslo perdiamo la coincidenza per Evenes. Ma non c’è un male che non sia un bene, scopriamo di aver noleggiato la macchina all’aeroporto sbagliato. Fortunatamente le quattro ore di attesa per il volo successivo, ci permettono di recuperare la mitica Auris ibrida nell’aeroporto giusto e ad un prezzo più basso. Top!
Altre due ore di macchina sotto la neve e la pioggia, ma alle 2 di notte siamo nell’accogliente e calda cabina del Feriensenter a Svolver: mai un materasso alto quattro centimetri ci è parso così comodo!
Le montagne qui non sono alte, ma regalano scorci sul mare mozzafiato. Il tempo non è dei migliori, cominciamo con una gita facile sul Torksmannen, per scaldare le gambe e alzare l’adrenalina. Le previsioni per domani sono ottime, l’entusiasmo è al massimo.
Vedere il cielo azzurro non ci sembra vero: Geitagaljen sei nostro! Inutile ripetere che il panorama è magnifico… ieri ha nevicato, non potremmo chiedere di meglio. Siamo in tanti con lo stesso obbiettivo oggi, ma non importa, qui c’è spazio a volontà e riusciamo a tracciare la nostra linea nel canale sud senza incontrare anima viva. Non abbiamo chiaramente calcolato la passeggiatina di un’ora e mezza per tornare alla macchina, ma che c’importa! Dopo una discesa così niente ci può alterare… siamo al settimo cielo!
White Spirit porta sempre con sé venti centimetri di neve fresca… adesso però può tornare a splendere il sole! Non ci fidiamo troppo delle previsioni e dopo aver percorso la Gran Fondo saliamo sul Varden. La visibilità è sempre ai minimi termini, intravediamo il fjordo sotto di noi per venti secondi, poi è il momento di scendere, ripercorrere la Gran Fondo e raggiungere la macchina: questo è fitness!
Facciamo un giretto in centro e ci concediamo anche due birre alla modica cifra di 20 €… That’s Norway! (Almeno sono buone!) Tutto tace, non c’è musica, non c’è gente… che fanno questi norvegesi tutto il giorno oltre ad appendere merluzzo ovunque e ad accendere lucette sulle finestre? Torniamo alla nostra cabin e non ci smentiamo, cuciniamo una super pasta da veri italiani. Studiamo la gita per domani, sperando che il meteo sia più clemente.
Non ci facciamo spaventare dalla pioggia: un buon goretex, cappuccio e avanti verso il Rundfjellet. Nonostante la pessima visibilità, riusciamo a farci una bella sciata e siamo felici!
Il meteo torna a sorriderci e ci regala due giornate stupende che dedichiamo allo Kvittinden e allo Himmelndenn. Gita breve la prima, ma con una discesa fantastica conclusasi a pochi metri dal mare. Il secondo giorno invece ci spostiamo sulla Wesvagoia e raggiungiamo la vetta più alta dell’isola. Ci piace talmente tanto che scendiamo per un bel canale, risaliamo in cima e scendiamo anche dall’altra parte. Un avvicinamento lunghissimo tra i muschi, la neve non perfetta, ma ci tornerei anche domani! Invece no il giorno dopo è la volta dello Stauren… forse l’uscita più bella di questa vacanza.
Mentre ci facciamo riscaldare dagli ultimi raggi di sole alle 9 di sera, torniamo con la mente sullo Stauren. Una gita stupenda quella di oggi: salita avvincente e discesa perfetta in un ambiente selvaggio lontano dalla civiltà. Penultimo giorno direi straordinario!
Dopo dieci giorni così tornare a casa è sempre difficile. Un’avventura che non credo dimenticherò presto, ma nel dubbio ripartirei domani!
White Weekend 2016
Tutte le attività sotto elencate hanno un costo promozionale di 15 euro, se si partecipa a due attività il costo è di 20 euro. La durata di ogni attività è di mezza giornata (9.30-12.00 e 13.00-15.30). Prenotazione obbligatoria.
Avvicinamento al fuoripista: muovere i primi passi fuoripista! Piccola lezione sui materiali, tecnica ed escursione fuoripista adatta a sciatori di medio livello in pista.
Tecnica fuoripista: per chi già mastica il fuoripista e vuole conoscere qualche trucco e consiglio dalle nostre Guide. Gita fuoripista di medio livello per sciatori già con una buona tecnica fuoripista.
Sci alpinismo: imparare le tecniche base di salita per raggiungere discese vergini. La fatica della salita verrà ripagata da discese mozzafiato!
Ripido: avvicinarsi alle discese ripide con le giuste capacità tecniche e le conoscenze base di sicurezza. Un attività emozionante che va affrontata con le dovute conoscenze.
Sicurezza: saper usare ARTVA, pala e sonda dovrebbe essere la base per ogni amante del fuoripista e allo stesso tempo pianificare una gita, valutare le condizioni del manto nevoso… sono conoscenze necessarie per commettere meno errori possibili.
#sulletraccediHolzer Trailer
Eccoci finalmente con il trailer del tour che abbiamo fatto questa primavera ripercorrendo alcune discese estreme dello sciatore Heini Holzer in giro per le Alpi… bellissima esperienza!
a fine estate il video completo. A presto!
Sulle tracce di Holzer
Oggi abbiamo dato inizio al nostro progetto… ripetere alcune tra le discese sulle Alpi che ha percorso Heini Holzer. Il progetto è molto ambizioso anche perchè abbiamo deciso di spostarci in bicicletta. Più tempo per osservare, per pensare e per vivere un’avventura come “una volta…”
Pubblicheremo tutti gli aggiornamenti del tour sulla nostra pagina FB: