Destinazione Caucaso

Voliamo da Bologna , io, Paolino, la Cri e il Boss; la stagione sciistica per la maggior parte degli italiani è finita da un po’ e tutti ci guardano come degli alieni con le nostre sacche degli sci, piumini vari e sacchi a pelo! Arrivati a Mineralnye Vody siamo catapultati in un mondo parallelo: nessuno parla inglese e noi con il cirillico ce la caviamo decisamente male, non riusciamo a leggere e capire nulla ma tutto ciò è estremamente divertente e il viaggio inizia fin da subito a prendere la giusta direzione. Mi piace il linguaggio dei gesti, cercare di farsi capire nel modo più semplice possibile. I primi Russi che incontriamo, il tassista e delle signore al mercato, sono super gentili e simpatiche e con un pò di ingleseitalianofranceserusso e segni vari, riusciamo a comperare il cibo per i futuri giorni in bivacco e ad arrivare a Cheget, il paese alla base del Monte Elbrus.

Cielo limpido e un bellissimo tramonto sulla cima più alta d’europa, ci fanno ben sperare per i giorni a seguire e per il nostro acclimatamento. Niente di più sbagliato! nei giorni successivi capiamo subito che sarà una guerra con neve, vento e freddo e dovremo avere parecchia fortuna per arrivare in cima con una bella giornata.

Primo tentativo naufragato a 4300m. con visibilità zero e dopo un giorno in bivacco a far nulla, e le previsioni che non accennano a migliorare, decidiamo di scendere a valle. Ci facciamo qualche amico in paese; Zalina, la cuoca del ristorante, ci tratta da veri re e più che una vacanza di sci si sta trasformando in una vacanza vodka-gastronomica!

Decidiamo di salire nuovamente nonostante il brutto tempo, fiduciosi nelle previsioni per il giorno successivo che danno mezza giornata di sole e poco vento. Nei giorni scorsi non siamo riusciti a salire sopra i 4300m per via del brutto tempo e non siamo cosi sicuri che il nostro acclimatamento sia sufficiente per arrivare in cima ma dobbiamo almeno provarci. Uscire dal sacco a pelo alle 3 di notte è quasi un sollievo visto il freddo e l’umido del bivacco. Iniziamo la salita avvolti nelle nuvole e con un vento teso che ci fa capire subito che sarà una lunga giornata…

Alba da favola, il vento si calma, le previsioni ci hanno preso e piano piano per via della quota e del nostro poco allenamento, ci ritroviamo sotto all’ultimo tratto ripido attrezzato con corde fisse. La neve non sembra bellissima da sciare ma ci penseremo dopo, e in ogni caso sempre meglio che scendere a piedi! In cima siamo soli, gli altri alpinisti sono indietro e l’ottima visibilità ci fa vedere montagne lontane, in Georgia, che catturano la nostra attenzione e ci fanno pensare già a future scorribande. La gambe sono dure cosi come la neve; con calma ci abbassiamo prestando attenzione a non fare errori. Dai 5200m. in giù troviamo neve fresca non rovinata dal vento, un regalo veramente inaspettato che ci fa sentire molto fortunati! Una grande sciata per una montagna che pensavo piatta e senza nulla di interessante!

Pioggia, pioggia e ancora pioggia. I giorni successivi li passiamo al ristorante sperando nell’arrivo di bel tempo che ci permetta di fare qualche altra bella gita. Nel frattempo raccogliamo informazioni sulle montagne vicine, stupende ma senza permessi non possiamo salirle, che sfiga! Dopo aver stressato per due giorni interpreti vari, riusciamo a trovare un ragazzo disposto a portare noi e i nostri sci, all’inizio della neve con i cavalli evitandoci cosi 3 ore a piedi. Nessuno di noi era mai salito a cavallo ed è stata una gita stupenda; cavallo, salita con le pelli e una bella discesa su neve primaverile. Abbiamo anche sconfinato in Georgia, ovviamente senza permessi, ma fortunatamente nessuno se ne è accorto…

Un pò appagati per la cima raggiunta e un po’ demoralizzati dal brutto tempo, decidiamo di lasciare il Caucaso e di fare un pò di vero turismo a Mosca. Città molto bella, tutto perfetto, forse fin troppo, e tante bellezze locali soprattutto dalle 19 di sera in avanti… ve la co
nsiglio!

Ero partito con poche aspettative e un poco di presunzione nei confronti del posto, dei russi e della “montagna Elbrus”; sono contento di ammettere che mi ero sbagliato praticamente su tutto…

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